STEFANIA LAI
Artista e Arteterapeuta
Originaria di Lanusei in Sardegna, Diplomata al Liceo Artistico Mario Delitala, dopo una esperienza di studio e laboratorio sulla fusione del vetro a Pesaro ha lavorato con questo prezioso materiale per due decenni, preferendo il vetro di scarto, quello industriale, che richiede più cura e precisione nella lavorazione al vetro dedicato. Parallelamente non ha mai smesso di studiare e sperimentare altri materiali.
Da qualche anno è approdata alla fiber art, approfondendo lo studio della lana di pecora e della canapa. Due materiali sardi, eccellenti per potenzialità e resa, che lavora con una tecnica che ha messo a punto nel suo studio, una particolare modalità di strutturazione e fissaggio di rilievi. Realizza strutture e forme con attinenza al mondo naturale. È nata così la serie organica che ancora attraverso e che, nella mia ultima residenza d’artista in Sicilia, si è materializzato in tre importanti opere site specifiche che risiedono tutt’ora a Palazzo Beneventano a Lentini.
Diosa
“Diosa, la dea è una installazione in canapa sarda sul tronco di una quercia che si protende sul sentiero. Dare un volto agli alberi per me vuol dire trovare quegli occhi che ci permettono di riconoscere in questi fratelli vegetali una soggettività che abbiamo dimenticato. Se riusciamo a trovare gli occhi degli alberi, ma non solo, dei luoghi, degli oggetti, possiamo riprendere un discorso interrotto fatto di empatico sentire. Sentirci parte, avere cura, riconoscere. Anche in questo caso, senza autore, l’opera è frutto di accoglienza del tronco, rimandi del sottobosco, linguaggio del materiale, mio cuore e mie mani”
Quartetto
“Presento qui l’ultima opera citata, realmente senza autore in quanto il mio intervento è stato seguire le tracce del fungo sul legno e depositare il vecchio tronco in prossimità delle tane, abbandonate, di istrice, vere opere protagoniste”
Percorso Poetico
“Ho adottato il sentiero dell’incontro e ho pensato di favorire un incontro silenzioso con la poesia, per me linguaggio meraviglioso e capace di entrare sotto la soglia della quotidianità. L’installazione consiste nella cucitura di pezze di lenzuola sulle quali ho trascritto alcuni miei componimenti vicini al vocabolario del bosco. Chi giunge silenzioso in questo luogo può dialogare col bosco in un intreccio di rimandi personali e avere risposta dal potente genius loci di questo ambiente. Anche qui, senza autore, tutta l’opera è frutto di interazione fra i materiali, ambiente, me, e fruitore”